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DJ FEDERICO - L'OLANDESE VOLANTE
IL MITO SI RACCONTA

Mio padre è venuto in Italia con i miei fratelli negli anni ‘50 e ha costruito un albergo sul Lago di Garda, perciò io ho frequentato le scuole italiane. Aveva deciso di fare l’albergatore perché durante un viaggio gli era piaciuto tanto il Lago di Garda; dopo qualche anno, però, ha venduto tutto e siamo tornati in Olanda. Quindi in famiglia parliamo tutti l’italiano. Ho vissuto gli anni ‘70 a Montecarlo, quando lavoravo per Radio Montecarlo, proprio nel momento d’esplosione e di massima rivolta: parlo di questo periodo nel libro che ho pubblicato cinque anni fa. Ha venduto solo cinquemila copie…ma in Italia si sa non si vendono né libri né dischi. E il mio male è che faccio anche compilation!
Il vero inizio della mia carriera da dj è stato a Radio Veronica, una delle prime stazioni libere che trasmetteva pezzi dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Abba: il mondo beat e pop è nato lì … sembrava di essere nella seconda guerra mondiale.In Università non si facevano esami perché la facoltà di architettura era perennemente occupata. La morale era: droga libera, spinello libero, onde medie, musica a tutta spina … era proprio un bel periodo.
Ho iniziato a lavorare come dj nella prima discoteca di Amsterdam che si chiamava Birds club: lì mi ascoltò mixare un direttore artistico di Radio Veronica raccomandandomi di contattarlo. Detto fatto: ho iniziato a fare l’hit parade del giovedì e da là è partito tutto.
Poi ho incontrato il primo fondatore di Radio Montecarlo, che aveva affittato un’altra radio in onde medie che a sua volta affittava al vaticano. Alle sette di sera facevano due preghiere … trasmetteva in Toscana, Roma, Liguria, Milano e ha creato la Radio Montecarlo Italiana. Nel ‘71 ho fatto il provino e dal febbraio 2002 ero in onda al pomeriggio a Radio Montecarlo.Un giorno mi ha contattato il futuro direttore di 105: mi hanno invitato in questo sgabuzzino in via Giambellino, temevo che l’offerta non fosse seria e invece poi Claudio Cecchetto, Loredana Rancati ed io abbiamo messo su questa Radio. Abbiamo ideato 105: il primo network italiano privato nazionale.
Tutto questo tra denunce e carabinieri, fino a che non ci sono state una sentenza e una legge, e poi piano piano è partita la radiofonia privata che esiste anche adesso.
Le radio oramai sono delle vere e proprie aziende che sfornano continuamente dei personaggi: basta pensare a tutti i dj che poi finiscono in tv e viceversa. La radio batte la televisione come lancio di talenti, e poi la radio è più sincera e vera. Il senso è: si passa o non si passa. Non è così facile fare radio … in radio o sei simpatico o no. Non ci sono mezze misure.
105 poi è diventata veramente popolare e io ho iniziato a fare interviste molto importanti a personaggi di un certo spessore: Freddy Mercury, Paul Mc Cartney, tanto per citarne alcuni ... e John Lennon.
Tre mesi prima della morte sono andato a intervistarlo a Dakota nel suo appartamento … infatti ora sta per essere pubblicato il libro della sorella (non ho mai capito perché l’ha realizzato così tardi). Aveva una sorellastra che dice di aver conosciuto molto bene John. In Inghilterra ha avuto molto successo e mi hanno chiesto di scrivere una prefazione all’edizione italiana proprio perché sono l’ultimo italiano ad averlo intervistato.
C’era anche la moglie che non era, come dire?... propriamente simpatica; lui invece molto servizievole: “Si cara, no cara”.
La potenza delle donne … un personaggio che vedevo da bambino ed ammiravo incondizionatamente: ero emozionatissimo ad andare lì a conoscerlo, e il mio mito veniva distrutto da questa donna brutta e pure antipatica!
A Sanremo ho intervistato Freddy Mercury che ha fatto una scenata perché l’hanno fatto cantare in playback. Lui aveva affittato un piano intero del Royal ed era in formissima, voleva scappare due ore prima della diretta quando ha scoperto che sarebbe stata in playback. Poi l’hanno fatto cantare col microfono aperto, anche se lui ha detto che non lo era.
Ho fatto un’intervista ad Elton John per Maurizio Seimandi che faceva all’epoca il programma Super Classifica Show. Doveva fare un concerto la sera a Milano ed alloggiava nella Suite imperiale che c’è in Piazza Repubblica. Faceva colazione in questo enorme lettone con il the e i biscotti e mi disse: “Vieni mettiti qui comodo sul letto, sdraiati” Quindi ho fatto l’intervista ad un altro mito seduto su un lettone gigante.
Ho fatto un’altra intervista anche a Paul McCartney prima di un concerto. Doveva cantare in un parco a 70 km a nord di Londra, il giardino della villa di un conte innamorato della musica rock. Arrivano 100 mila persone ogni anno, tipo Woodstock. Lui era arrivato tardissimo e io mi sono collegato alla radio con uno dei primi telefonini in commercio, era il 1990, proprio nel momento in cui lui ha iniziato a provare Yesterday ... si è seduto, ha preso una chitarra ed ha iniziato a cantare. E ha fatto le prove davanti a 5 persone perché orami erano andati via tutti e le prove generali avrebbero dovuto essere già terminate. Insomma, ha cantato Yesterday solo per noi. Poi gli ho fatto l’intervista ... cosa chiedi a Paul McCartney … “Come hai iniziato?”. Ero emozionatissimo.
Nel 1990 ho deciso di cambiare radio. Radio Dj di Cecchetto aveva superato 105 e loro avevano intrapreso una direzione artistica di imitazione di Radio Dj. Errore madornale. Perché 105 era stata per 10 anni la prima radio nazionale. E io me ne sono andato, non potevo sopportarlo.
Nel 1994 poi sono entrato ad RTL, dove sono tutt’ora.
Quello che tengo a dire è che io potrei anche finire la mia carriera ad RTL o in qualche altra radio ... il fatto è che non ho assolutamente deciso di finire qui la mia carriera. Io non baro e dico qui ufficialmente che voglio diventare il Mike Bongiorno della Radio.
Nel senso che io senza lavorare non potrei vivere ... potrei andare a farmi il giro del mondo in barca a vela … ma starei via due anni e dopo due anni che fai? Un altro giro del mondo?
Prossimi progetti … beh, innanzitutto ho appena sposato una ragazza di 50 anni, con cui sto da moltissimi anni. Sempre basandomi sulla vecchia scuola americana che la radio deve fare spettacolo … creare eventi. In America si erano inventati un evento: un dj trasmetteva da un gabbiotto riscaldato con indosso solo un perizoma da Time Square; tutto per pubblicizzare un’agenzia viaggi. Queste cose assurde sono il sale che deve avere anche la radio italiana. A Gianni Riso hanno fatto fare una cosa del genere: lui aveva il terrore dell’aereo ma ha fatto una trasmissione da un deltaplano, mentre planava dalla montagna che sovrasta Como … era comicissimo.
Anche io negli anni ‘80 ho trasmesso in diretta mentre l’aereo ha fatto 3 giri della morte. Con la voce nasale e lo stomaco al posto dei polmoni tu dovevi trasmettere e ti rendevi ridicolo in nome dello show. Questa è la Radio, secondo me.

( Intervista di Daniela Ficetola )

 

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