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DJ CATTELAN

Alessandro Cattelan arriva alla redazione di G.A.Z. in una giornata caldissima…a piedi! Una sana abitudine da bravo ragazzo con grinta. Nato a Tortona, classe 1980, Alessandro macina subito successi: da VIVA (poi All Music) nel 2001 all’approdo a MTV Italia, dove conduce Total Request Live e Lazarus. Fino all’attività a Radio 105, dove lavora dal 2006. Senza contare il suo primo libro, il best seller “Ma la vita è un’altra cosa”, incentrato su due ragazzi alla ricerca dei protagonisti della canzone italiana. Un talento naturale per la comunicazione in ogni sua forma.

Come nasce la tua passione per la comunicazione?
è tutto cominciato per caso, poteva durare sei mesi e poi è andata bene. Non ho mai avuto il sogno di fare provini in radio o televisione. Adesso che ho acceso un mutuo, incomincio a considerarlo un lavoro. Prima era qualcosa che mi divertiva, per cui venivo pagato tanto rispetto ai miei coetanei e che mi permetteva qualche viaggio in più.
Quindi cos’avresti fatto nella vita?
Avrei fatto un lavoro normale come tutti, forse il traduttore, anche perché i miei genitori non avevano l’azienda!

Ma qual’è stato l’evento che ti ha cambiato la vita?
Sono stati una serie di eventi. Una persona è venuta nella mia scuola a promuovere dei book fotografici. Insieme a dei compagni di classe, alti, bassi, belli, brutti, grassi, magri, ci siamo presentati al provino quasi per ridere. Ho fatto un book e poi nulla. Dopo tre anni, mi hanno chiamato per una pubblicità. Dopo un altro anno di silenzio, uno degli autori, mi ha cercato come nuovo volto per All Music. Ho fatto un provino e da lì poi è andata in crescendo.

Sei attratto anche da altri ambiti della comunicazione, per esempio la musica, so che hai creato un gruppo..
Sì, anche se il gruppo non esiste più. è stata un’idea che è nata per divertirmi insieme a Gianluca Quagliano (GQ), un mio amico di Tortona. Visto che c’era TRL di mezzo, abbiamo anche fatto un video ed è andata bene, ma non penso che avrà un seguito.

E la tua passione per la scrittura come nasce? L’anno scorso è uscito il tuo primo romanzo, scritto con Niccolò Agliardi, Ma la vita è un’altra cosa ed è andato benissimo…
Mi piace provare a fare musica perché mi piace sentirla, scrivere perché mi piace leggere. Anche lì è andata bene. Il primo è diventato un best seller subito. Adesso sto finendo il secondo.

Da un punto di vista letterario, so che hai una predilezione per Irvine Welsh. Altri autori che ami?
Mi piacciono molto gli americani, perché sono divertenti: Yates, Palahniuk, Bret Easton Ellis in assoluto, forse il mio scrittore preferito.

Il tuo rapporto con l’immagine com’è, da narcisista o da menefreghista?
Né l’uno, né l’altro. Dal 2001 credo di non aver speso più di 100 euro in vestiti. Mi regalano molti capi e non è che poi abbia bisogno di tanta roba. Ho le mie preferenze, ma sono abbastanza semplice, mi basta sentirmi a mio agio.

Uno degli aspetti migliori del tuo lavoro è senza dubbio l’aspetto economico. Come lo sfrutti di più?
Mangiare e viaggiare sono i soldi spesi meglio. E poi le spese importanti, come comprare la casa ai miei genitori. Libri. Dischi, ma spendo poco anche per quelli. [Ride]. E bèh, facendo la radio almeno i dischi cerco di farmeli dare, facessi il macellaio vorrei il prosciutto gratis!

C’è un ambito della comunicazione che ti piacerebbe sperimentare. Non so: il teatro, il musical...
Il teatro no, mi mette un’ansia terribile. Pensavo lo stesso del cinema e l’ho anche rifiutato, mi sembrava noioso. Forse No, ma credo che sia questo il motivo per cui ho continuato a fare questo lavoro. Non ho mai subito il fascino dei personaggi famosi. Forse l’unico è stato Baglioni, perché non lo vedevo come una persona umana: piaceva a mia mamma! Li ho visti tutti, da Eminem a Britney Spears. Parlo con loro di loro, come con gli ascoltatori in radio e mi interessa relativamente poco sapere dove hanno registrato un disco.

Di tutte le celebrità che hai incontrato quale ti è piaciuta di più, umanamente?
A parte quelle con cui poi fai amicizia - come Cesare Cremonini e Fabri Fibra - forse è Dave Gahan quello che mi ha colpito di più. Con la vita che ha fatto non mi aspettavo una persona così calma. Invece ha una pacatezza contagiosa, di chi le ha viste tutte e, forse, ci ha già fatto il giro due volte attorno.

A proposito di gente famosa, in Celebrity di Woody Allen (a cui tra l’altro è dedicata la rubrica di cinema di questo numero) il jet set è descritto come un gruppo di persone superficiali, spesso famose per motivi inspiegabili. Anche a te, come al protagonista del film di Allen, è capitato di sentirti un pesce fuor d’acqua tra le celebrità? Adoro Woody Allen e Celebrity è uno dei miei preferiti. Il mondo dello spettacolo, in realtà, contiene altri duemila mondi. C’è chi non è né carne né pesce, c’è chi ha studiato, chi meriterebbe di più. Io frequento pochissime persone del mondo dello spettacolo. Ma basta scegliere quelle con cui hai qualcosa in comune.

Ma ti sarà capitato di pensare: “Cosa ho a che fare io con certi atteggiamenti?”
Certo e infatti non frequento certe persone. La cosa che mi stupisce di più sono i nostri giornali scandalistici. Nel resto del mondo parlano di celebrità vere. Da noi in genere in copertina c’è un titolo del tipo: “Gennaro si fidanza con Manuela”. E io non idea di chi siano. A volte mi capita di parlare in radio con gente fa i provini per il Grande Fratello ed è felice, ma non sa neanche perché lo fa. Uno mi ha detto che gliel’ha chiesto sua madre.

Quindi tu non avresti mai fatto un reality agli inizi?
Màh, chi lo sa? Adesso no, magari prima, per disperazione sì ma sarei stato terrorizzato dal dopo.

E invece dei reality musicali cosa ne pensi? Ne escono talenti veri?
Da uno che li segue pochissimo, come me, mi sembra che X Factor proponga personaggi nuovi, come Giusy Ferrè o i Bastard Sons of Dioniso. Di quelli di Amici, a parte Marco Carta, mi pare che nessuno sia mai passato in radio. Ho sempre l’impressione che cantino gli scarti di canzoni che avrebbe potuto cantare Claudio Baglioni cinquant’anni fa.
E Baglioni, si sa, per Alessandro Cattelan, è un “affare di famiglia” e non si tocca.

( Intervista di Isabella Rotti )

 

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