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Allora, siedi qui accanto a me

Mirella Marabese Pinketts

Scrivimi a:

redazione@gazmagazine.net


Cari lettori,
benvenuti nella nostra nuova rubrica, un luogo accogliente e intimo dove ci riuniamo per esplorare le sfumature più profonde dell’animo umano.
In “Allora, siedi qui accanto a me”, curata con amore e dedizione da Mirella Marabese Pinketts, ci immergiamo nei vostri pensieri, nelle vostre emozioni e nei vostri dubbi, offrendo un sostegno empatico e consigli che riscaldano il cuore.
Qui, non siamo soli. Con la madre di quel genio letterario di Pinketts e il suo straordinario “senso della frase”, condividiamo le nostre storie e ascoltiamo quelle degli altri. Ogni lettera diventa un viaggio nell'intimità dell’anima, dove esploriamo l'amore, la perdita, la speranza, e tutte le sfaccettature che compongono il tessuto della nostra umanità.
Siedi qui accanto a noi, prenditi del tempo per lasciarti trasportare dalla sincerità delle parole, perché in questo spazio ogni voce è importante e ogni cuore è prezioso.
“Allora, siedi qui accanto a me” è il rifugio dove puoi trovare conforto, comprensione e forse anche una nuova prospettiva sulla vita. Preparati a condividere, a riflettere e a crescere insieme. Siamo pronti ad accoglierti con le braccia aperte.
Allora, che aspetti? Scrivi a Mirella e lascia che il viaggio nel cuore abbia inizio.

G.A.Z Magazine
La redazione

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Ho riaperto il mio salotto, dove si respira un’aria antica densa di fiori disseccati che si sfaldano tra le mie mani come la fragilità delle ali delle farfalle.
Accanto c’è una bergère, dove c’è un tavolinetto letteralmente affollato di piccole cose che sarebbero piaciute a Guido Gozzano e un libro aperto a una poesia fissa nel firmamento, eterna come il sentimento d’amore che tutti vorrebbero vivere e conoscere: Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere;
Ma i fiori disseccati scompaiono nell’atmosfera, rimane una polvere incolore.
La pioggia nel pineto è annullata da un sole accecante, l’amore eterno è un’illusione che ci aiuta a vivere.
Il salotto di Mirella lascia spazio a uno sprazzo azzurro cangiante.
Lascio spazio ai sentimenti espressi nelle domande dei lettori.
Mirella risponde con un battito del cuore accelerato, solo per voi.

Mirella Marabese Pinketts


L'augurio di ALberto è a conferma che i sentimenti non si estinguono.

9 aprile 2024

Cara Mirella,
ti scrivo con l'anima aperta e il cuore desideroso di condividere. Sono un lettore affezionato alla tua Posta del Cuore fin dai tempi in cui apparivi su Odeon TV. E ora, dopo tanti anni, trovare la tua nuova rubrica "Allora, siedi qui accanto a me" mi riscalda il cuore. Sento il bisogno di esprimerti la mia gratitudine per aver creato uno spazio così speciale e accogliente.
Le tue parole, che ho avuto il piacere di leggere sin dall'inizio, hanno il potere di penetrare nell'intimità dell'anima e di donare conforto nei momenti di bisogno. È evidente il tuo impegno e la tua dedizione nel dare ascolto alle esperienze degli altri e nel cercare di offrire un sostegno emotivo e psicologico.
In un mondo così frenetico e spesso isolante, trovare una stanza dove ci si può sedere virtualmente accanto e condividere pensieri, emozioni e speranze è un dono inestimabile. Grazie per aver creato questo rifugio per chi cerca conforto e ascolto.
Sono consapevole delle sfide e delle difficoltà che tutto ciò comporta, ma spero che tu sappia quanto sia prezioso e significativo per chiunque abbia la fortuna di imbattersi nella tua rubrica.
Ti auguro tutto il successo che meriti e ti ringrazio di nuovo per il tuo impegno nel creare un luogo di fratellanza, sostegno e comprensione.
Con stima e gratitudine,
Alberto, Milano

***

Non so chi tu sia, ma le parole magari un po’ enfatizzate dalla magia del passato e dei tuoi anni verdi, mi hanno portato indietro nel tempo; un tempo che era incantamento, la giovinezza. L’epoca magica fiorita di ricordi fiori luminosi, illuminati dal profumo delle illusioni, delle speranze. Non so chi tu sia, posso solo dirti grazie dei ricordi di un tempo felice. Facciamo un po’ di conti: quarant’anni prima che ero un’ombra del passato, oggi un tempo senza confini.
Mirella



Le delusioni d'amore lasciano la porta aperta

16 aprile 2024

Cara signora,
non è mia abitudine scrivere ai giornali ma leggendola mi ha colpita la sensibilità e capacità di ascoltare i problemi delle persone che le chiedono consigli.
Il mio problema è grave: sono sposato da dieci anni ed era un matrimonio felice se non per la mancanza di un bimbo che ha gravemente compromesso l’armonia che dovrebbe esistere tra due persone che condividono la vita. Abbiamo consultato i migliori ginecologi della città e altri noti in tutta Italia per la loro bravura e dalla capacità di risolvere anche i casi più difficili. Io mi sono rassegnato e ho smesso di aspettare, di sognare; mia moglie si è chiusa in un’ostilità che manifesta rifiutando anche ogni rapporto sessuale portandomi all’esasperazione e alla tentazione di cedere ad altre persone più disponibili.
Tutto questo non mi è congeniale, ma temo che prima o poi dovrò arrivarci.
L’astenia sessuale di mia moglie mi provoca uno squilibrio psicofisico con conseguente stato depressivo. La causa di tutto questo sono io: sono sterile  e le nostre attese sono inutili. Io ho accettato questa condizione avvilente e frustrante. Penso, e me ne rendo conto, che l’amore possa, anzi debba, accettare la mancanza di un figlio e forse anche completare un rapporto. Naturalmente e con mia riluttanza ci siamo sottoposti a tutti i tentativi del caso, ma la causa sono io e i miei spermatozoi sono inerti. Ovviamente se mia moglie frequentasse un altro uomo il suo problema si risolverebbe  ma io non voglio correre nessun rischio.
Desidero da lei, signora del conforto, una sua parola.
Grazie.
Mario, Varese

***

La penso esattamente come lei, caro Mario.
Le gravidanze costruite in laboratorio mi lasciano perplessa. I figli sono un dono di dio, una sua volontà; un amore, quando è tale, sopravvive a questa mancanza. I figli, capita più spesso di quanto si creda, possono creare in una coppia tale disarmonia da distruggere il valore di un’unione. Non deve accettare la lontananza fisica  e sessuale di sua moglie, è evidente che non  era, non è amore.
Lei è, da come si esprime, una persona sensibile, l’amore busserà ancora alla sua porta e le porterà la generosità di una donna che amerà lei indipendentemente dalla vitalità o meno dei suoi spermatozoi.
Non se ne faccia un problema, ha solo sbagliato donna.
L’abbraccio.
Lei sa quanti bimbi hanno bisogno di amore, di una culla calda?
L’adozione è una strada lunga, ma è una strada piena d’amore, quell’amore di cui lei è ricco mentre sua moglie, mi scusi l’ardire, è un prato arido dove l’erba cresce colore della cenere mentre il suo prato è di un verde brillante che sarà il suo futuro.
Mirella



Un abbraccio consapevole
23 aprile 2024

Della sua comprensione, del suo conforto, la panchina ideale che ha creato, sarà il mio conforto.
È una moglie infedele che le scrive, che desidera sedere accanto a lei sulla panchina ideale di cui nella rivista sentivamo la mancanza. Lei è una signora per bene, lo si capisce dalle risposte che lei dà ai suoi lettori, dove è stata tutto questo tempo?
È molto grave quello che sto per dirle. L’estate scorsa ero in vacanza al mare e mio marito era a Milano per lavoro. Una sera conobbi un uomo che mi affascinò; tentai di resistere, ho tentato per qualche serata, ma a un certo punto ho ceduto e ho avuto con questo sconosciuto una liasion durata qualche sera, senza sapere chi fosse, nemmeno il nome; ero come travolta dalle sue parole, dal suo erotismo che trapelava in ogni suo gesto. Io ero come ubriaca di sesso, non di amore. Perché  io,  mio marito (e mi vergogno di dirlo) lo amo; è un uomo che merita il mio amore; mentre l’altro, evidentemente, visto che è sparito, è un avventuriero. Ci lasciammo senza rimpianto, senza programmi; la breve anche se eccitante avventura era sfumata nell’anonimo e ha creato purtroppo delle conseguenze: uno splendido bambino biondo come me, con gli occhi azzurri come i miei. Di mio marito non ha nulla. La madre insinua sempre che c’è da dubitare sulla paternità di questo bimbo che è solo il mio ritratto. Io non posso nemmeno ricordare i tratti somatici di quella sciagurata avventura estiva, perché li ho totalmente dimenticati.
Signora Mirella, non me ne voglia, sia indulgente nella risposta. Ne ho bisogno.
La Moglie infedele, Parma


***

Mia cara, non è compito mio dare giudizi. Il mio compito, se così si può chiamare, è ascoltare e quando è possibile aiutare.
Ci sarebbe stato un modo per capire a chi attribuire la paternità di questo angelo biondo che è il suo ritratto. Ha sentito parlare del DNA che stabilisce con sicurezza assoluta quanto sopra?
L’illustre sconosciuto con il quale lei ha concepito il figlio era dotato di tanto fascino? Ma appunto, sconosciuto e irreperibile. Chiuso.
Si possono presentare poi pericolosi e non trascurabili eventi, per esempio una malattia, una trasfusione o qualcosa che si debba stabilire in ospedale o in un laboratorio. Que serà, serà.
Ai tuoi complessi di colpa riguardo tuo marito, credo ciecamente. Non mi parli nella tua lettera di tuo marito, della natura dei vostri rapporti perché nel caso in cui, e capita sovente, tu fossi una moglie trascurata, bisognosa di amore non corrisposto, tu potresti avere qualche attenuante.
Ammesso e non concesso, il mio consiglio è il silenzio assoluto; e da parte tua, maggiore affettività, trasporto sessuale che stupisca e dia gioia a tuo marito per compensarlo, dentro di te, del gravissimo torto subito, con le tue sofferenze e pentimento e comprensione di quello che hai fatto.
Forse questo ti darà un po’ di sollievo. Non rovinare la tua famiglia, allevia il tuo complesso di colpa; se sei madre, degna di questo nome, ma anche una donna i cui ormoni impazziti subiscono le conseguenze, il mio giudizio non esiste; esiste solo una comprensione sofferta per la creatura innocente che quando la sentirai chiamare “papà” ti si stringerà almeno un po’ il cuore, questo io lo spero.
Mirella


Una carezza è lo spasimo della mia anima
30 aprile 2024

Io ti svelerò un segreto. Ti piacciono i segreti? Forse ti intimidiscono, non si sa mai cosa rispondono. Cerca nella tua memoria l’aula di una vecchia scuola, il liceo dov’era il tuo insegnante di italiano. La scuola era vecchia con i muri un po’ scrostati, con molti vetri rotti, le immagini di un abbandono. Il tempo è passato inclemente.
Ti ho rivista dopo quarant’anni in televisione e sulla rivista. Ero allora un tuo fan e ogni appuntamento con il programma che tu conducevi mi vedeva seduto in prima fila in una posizione quasi estatica a cercare di capire le parole fluenti e armoniose che fluivano dalla tua bocca. Ero, allora, un ragazzotto particolare con molti interessi, li ho consentiti per mia fortuna, la letteratura, la poesia, la curiosità di sapere le meraviglie del mondo. Il calcio non mi interessa nemmeno ora.
Ti ho riscoperta in un programma ma ti ho riletta anche su una rivista importante, sei ritornata a catturare la mia attenzione. Il tempo ha un po’ velato il tuo viso, appena un po’. La tua voce è come quarant’anni fa, musica che ti porta in un altro mondo dove c’è una regina che si chiama poesia, armonia,  dolcezza e saggezza. 
Il ragazzotto di allora è ora un uomo fatto, un po’ attempato. Non andare più via Mirella Muriel, ridammi con il tuo viso, con le tue parole, l’incontro con la giovinezza. Ecco chi sono, il professore di letteratura del liceo di quella vecchia scuola che ti ha insegnato ad amare la poesia, la letteratura, la cultura. Sono fiero che tu abbia ascoltato le mie lezioni e attraverso questo abbia imparato a scrivere come scrivi.
Il professore, Rieti

***

Gentile professore,
è lei che mi ha fatto un dono. Mi ha riconosciuta dopo quarant’anni di distacco, non voluto ma obbligato dalle vicende della vita.
Lei mi ha riportata a una stagione fiorita di promesse. Ho la gioia intima di confidarle che molte di queste promesse sono state mantenute e animano i miei giorni di fanciulla romantica; si sono avverate soprattutto nell’aver mantenuto con la carta bianca di fogli vergini, la poesia e il desiderio di creare con le mie fantasie, con i miei rapporti, con il mio pubblico, un feeling di fiducia, di abbandono e forse anche con un po’ di ammirazione.
Il pubblico è una parola che non traduce appieno i sentimenti che mi legano a chi mi legge. Quando mi scrivete, chiunque voi siate, qualunque sia la vostra situazione, comunque sono le vicende avvenute durante il vostro percorso della vita. Voi non siete il mio pubblico ma una parte del mio cuore di tutta questa vita e del passato, lei lo sa ora. E ancora lei c’è, il professore che seguiva con interesse la sua alunna che con una specie di affanno, presa da un bisogno intelligente e umano scriveva, scriveva.  E c’era anche lei, professore, che leggeva, leggeva, e capiva anche le pause, anche quello che non era scritto nel vissuto sofferto da una giovane che amava la letteratura, la poesia, una ragione di vita e di essere.
È anche merito suo se i fogli bianchi non più vergini hanno fatto il giro del mondo e sono entrati nel cuore della mia gente, perché è questo che voi siete. Siete la mia gente che vibra insieme alla mia anima. Grazie, caro e gentile professore, le faccio posto sul divano anche se è un po’ affollato, un po’  stretto.
Mirella


 

07 maggio 2024

Solo tu, cara signora Mirella,
potevi parlare di un divanetto dell’Ottocento sul quale fare accomodare le persone che si rivolgono a te per esprimere i loro dubbi, per chiedere consigli, per mettere a nudo i pensieri più segreti del loro animo. Confido in te, cara Mirella, nella tua saggezza. Sono Gianfranco, ho quarant’anni, una discreta condizione economica. Sono sposato da dieci anni con una vedova che aveva allora una figlia di otto anni. Ero o credevo di essere quasi felice. La figlia di mia moglie si affezionò a me al punto di chiamarmi papà. Sono trascorsi dieci anni e sembrava a me che tutto scorresse su dei binari come un rettilineo. Ma accadde l’imprevisto: Gigliola, questo è il suo nome, crebbe da bambina che io avevo accolto con sentimento paterno. Sbocciò una donna splendida, che mi stupì e mi incantò, con un’avvenenza e uno charme inaspettati e, per il suo modo di rapportarsi con me, l’abbraccio diventò diverso. Anche mia moglie si accorse di questo cambiamento e onestamente me ne parlò. Io cercai di minimizzare questi atteggiamenti che sfioravano le provocazioni, ma forse non fui convincente, perché a mia volta, ero e sono turbato. Sono un uomo maturo e consapevole di ciò che le tempeste ormonali, che determinano il passaggio a una evoluzione fisica e psicologica, provocano nelle fanciulle attirate dal fascino dell’uomo maturo. Ma io mi ritenevo un papà. Questo cambiamento di ruolo ha determinato un’atmosfera di dubbi, di sospetti, di ombre. Voglio essere onesto: il mio turbamento ha il nome dell’attrazione fisica e dell’inquietudine. La tentazione è ovviamente quella di cedere ma, credimi, sono conscio del pericolo che corro e penso che sarebbe un disastro. Per favore, consigliami, anche se so che è molto difficile.
Gianfranco, Lucca.

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Non prendere alcuna decisione, perché qualsiasi decisione sarebbe comunque sbagliata. Il tempo è un grande medico che risana le ferite e alleggerisce i problemi. Da donna romantica quale sono, e chi mi legge intuisce dalle mie risposte i miei sentimenti, ti direi sentendomi complice che cedere a questa tentazione provocherebbe uno sconquasso, una voragine senza fondo.
Avevo una nonna, generosa di consigli non sempre etici, che amava i proverbi e diceva: “Ogni lasciata è persa”. È solo un turbamento erotico perché, credimi e sono sicura di quello che dico, se tu concretizzassi quest’inquietudine in un rapporto orizzontale, ti rimarrebbe l’amaro in bocca. Certo che tu sei anche lusingato, gli uomini sono vanitosi quanto le donne, e l’essere in cima ai pensieri – e non solo ai pensieri – della tua figliastra ti eccita e ti lusinga. Ricorda però che la cosa più importante nei rapporti è il rispetto. Conserva il rispetto di te stesso. È la cosa più importante.
Gigliola, la tua figliola, che ha l’incoscienza e la superficialità della giovinezza e che tentava di esercitare su di te il suo fascino, è fragile come i petali di un fiore, anche se questo fiore è profumato in modo inebriante.
Non sono una bacchettona, ho solo vissuto intensamente, e allora ti faccio posto vicino a me, se ti aggrada. Il mio divano è rivestito di rosso, è scomodo, ma il suo invito è di non perdere mai il rispetto di te stesso .
Un abbraccio consapevole.
Mirella


Il fiore reciso

14 maggio 2024

Cara, cara Mirella,
accolgo il tuo invito di sedere accanto a te e di aprirti il mio cuore. È una situazione troppo difficile perché io possa sostenerla da sola. Sì, ho ancora la mamma e alcune care amiche, ma il problema che ti pongo necessita di un distacco affettivo e non voglio far soffrire delle persone care. Tu mi ispiri fiducia e allora ne parleremo insieme, come due vecchie confidenti.
Ho una figlia di quindici anni, non ha mai dato nessun problema. La mia bambina era innocente, è innocente, ma è incinta. A quindici anni. Me lo ha rivelato questa mattina e come puoi immaginare io sono sconvolta e non so quale decisione prendere. Per fortuna è incinta di solo due mesi, l’ha confermato un medico al quale lei si è rivolta, naturalmente di nascosto, quindi siamo ancora in tempo. Però un consiglio in tale senso mi angoscia. Per questo mi rivolgo a te, cara Mirella, per chiederti quale è la via migliore per non far soffrire la mia bambina e tutta la mia famiglia.
Grazie anche se tengo conto della difficoltà a rispondermi.
Adele, Parma

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Nessuna difficoltà se non una stretta al cuore e la consapevolezza che non si può essere madri a quindici anni. Capisco tutte le tue difficoltà morali, religiose se sei credente ed etiche, ma soprattutto capisco che un figlio è un dono di Dio, ma io credo in un Dio indaffarato a cercare di creare equilibrio e motivo di vivere meno male possibile per tutte le sue creature. E credo anche in un Dio di perdono.
Non mi dici – sarebbe stato opportuno – di come è avvenuta questa gravidanza, di quello che l’ha preceduta, se è stata determinata da uno slancio d’amore o da leggerezza, superficialità, immaturità. Può essere tutto eccetto che niente. L’amore a quindici anni è una nuvola rosa vestita di fantasia, di curiosità, di attese che inevitabilmente sempre deludono. La decisione sofferta che tu proverai insieme alla tua bimba è quella giusta – ma graverà sul tuo cuore come una ferita che non si rimarginerà.
Una carezza e un palpito della mia anima.
Mirella


 

21 maggio 2024

Mirella cara,
non posso fare a meno di condividere con te il sollievo e la gioia che ho provato leggendo su “Il Giornale” la notizia che ha riportato la pace, la consapevolezza e la veridicità del mio punto di vista che dissentiva, clamorosamente, da quello di mia moglie.
Io ti avevo scritto una lettera ma non l’ho mai imbucata, per pudore, per delicatezza e per non darti un ulteriore motivo di dispiacere per tutto quello che accade e che sta accadendo nel mondo, non ultimo, non volevo farti parte dei dissapori e della frattura che avrebbe portato alla fine del mio matrimonio.
Non avendo avuto figli nostri, mia moglie era disposta a ricorrere alla maternità surrogata a costo di mettere in casa un estraneo, i cui geni potevano avere chissà quale origine.
La Chiesa ha dichiarato questa pratica e l’utero in affitto: sfruttamento fisico, mentale, sentimentale e psicologico di povere donne che vengono trattate come fattrici. Ecco il reato universale che la Chiesa ha riconosciuto! Un sorriso di sollievo per chi crede la maternità sia un’unione tra due esseri di sesso diverso. Parole sacre.
Mia moglie ha pensato allo sfruttamento di quelle povere donne che per necessità ricorrono a questo mezzo così disumano, che toglie loro la dignità e ha finalmente accettato quanto la Chiesa ha stabilito, ha ripreso a sorridere e, soprattutto, a sorridermi.
Ecco, io ti avevo scritto esattamente il mio tormento, ma non avevo imbucato la lettera per timore di sentimenti così intimi, così riservati. Lo faccio ora perché desidero comunicarti la mia gioia e il mio sollievo, soprattutto per quanto conquistato da queste povere donne ridotte a vendere il proprio corpo per necessità.
Giovanni, Genova

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La tua gioia è la mia, il tuo sollievo è il mio e di tutti coloro che formano il divino gregge. Vorrei per tua moglie e per te una culla che accolga un bimbo. Ci sono tanti bambini soli, che non hanno nessuno che dia loro amore e soprattutto il sostentamento fisico per poter continuare a vivere. Allora sorridiamo insieme a tutti con commozione a una nascita, un miracolo di Dio. Pensaci. Ci sono i bambini che attendono di occupare culle e di essere amati. La trafila è pesante e lunga ma se siete animati da questo desiderio sarete ricompensati.
Ti prego, fammi sapere se questo granellino di cielo avrà poi la benedizione divina.
Mirella


 

28 maggio 2024

Non è mia abitudine scrivere ai giornali per ricevere consigli, ma intorno a me c’è il vuoto e spero di essere ascoltata.
Sono sposata da dieci anni, un matrimonio d’amore allietato dalla nascita di due figli. Allietato è un modo di dire perché la prima figlia di quattro anni è mongoloide.
Ho accettato questa disgrazia e mi ha aiutata la fede. Ma ora si è aggiunto un altro problema, a mio parere insostenibile: mio marito, che io credevo mi amasse, ha una relazione con mia sorella.
Io non posso separarmi, perché Gisella, così si chiama la mia piccola, ne soffrirebbe. La seconda figlia non si interessa dei problemi sentimentali dei genitori.
Forse da lei posso avere un consiglio. Io lo spero tanto e la ringrazio.
Anna, Brescia

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Tre motivi di disperazione sono troppi anche per una mamma, per una moglie, per una sorella. Gisella deve vivere, correre, cantare, amare e certo tu sai che le persone affette da questa patologia sono dotate di una sensibilità e di una capacità di amare superiore alla nostra. Loro elargiscono a piene mani sicurezza, amore, allegria. Il mio consiglio, mi dolgono le spalle e mi si stringe il cuore a dirtelo, perdona tuo marito. Cerca di ricostruire quello che hai perso, è un’impresa titanica ma ne varrà la pena!
I miracoli qualche volta avvengono e la parola perdono è il più sublime dei miracoli.
Mirella

 

04 giugno 2024

Gentile signora Mirella,
leggo e rileggo le Sue risposte e le richieste dei suoi lettori. Ci sono anch’io, sebbene il mio non sia un problema, ma comunque mi preoccupa. Io non conosco l’amore. Premetto che ho tredici anni ma l’universo maschile mi è assolutamente indifferente. Quando i ragazzi del mio gruppo giocano a pallone mi sembrano ridicoli. Io sono graziosa e interesso, ma il genere maschile con le sue avances mi lascia basita. Le mie amiche mi prendono in giro. Loro passano con disinvoltura da un flirt all’altro. Io invece gioco a pallone coi ragazzi. Non vorrei essere frigida o lesbica. Non ho parlato con nessuno di questi miei dubbi. Lei mi ispira fiducia. La sua umanità trapela dalle sue risposte.
Aspetto fiduciosa la risposta alla mia lettera. Mi chiamo Michela.
Michela, Novara

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Cara Michela,
mi intenerisce la tua ansia di conoscere l’amore. A tredici anni l’amore è una nuvola leggera. Il cielo è pieno di nuvole che cambiano colore, forma secondo i nostri sogni e i nostri desideri. Se oggi i ragazzi non ti interessano, fra un mese tutto può cambiare. Non avere fretta. Quello che chiami amore alla tua età è il gioco dei tuoi ormoni che ti provocano languore, turbamento e un umidore piacevole di cui non ti so spiegare l’origine. Mi ripeto, i tuoi ormoni si stanno svegliando e ti porteranno dei grossi cambiamenti, dei quali sarai stupita e basita. Ci vuole tempo, a tredici anni è ancora presto, credimi.
Vorrei però porti una domanda – che dire, due domande: in compagnia delle tue amiche hai mai sentito il bisogno di toccare i loro capelli e di languirti toccando la setosità della loro pelle? Piccoli segnali ma che hanno un significato. Ascolta le reazioni della tua pelle. Ma non hai niente di drammatico. L’amore busserà ancora alla tua porta e tu la spalancherai con emozione e stupore, in qualsiasi modo si presenti. Le nuvole devono volteggiare, cambiando colore, forma, desideri, ma credimi è sempre amore.
Mirella

 

11 giugno 2024

Cara signora,
mi chiamo Mario. Sono un vecchio ingegnere e sono un suo fedelissimo lettore. Desidero esprimere il mio disappunto per l’articolo sulla decisione presa dal Papa che riguarda la sua posizione intransigente sui seminaristi omosessuali. Desidero se mi consente il suo parere.
Mario, Padova

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Gentile ingegnere,
la parola “frociaggine” è volgare ed esprime un sentimento di critica malevola e certo priva di rispetto. Per me è stato un colpo al cuore, che mi ha allontanata dalle parole del Santo Padre, dal quale su un argomento così delicato mi sarei aspettata maggiore generosità. So benissimo che questo problema esiste e può provocare danni notevoli, psicologici e nei casi peggiori anche fisici.
Voglio essere spietatamente sincera: l’articolo mi ha provocato una profonda irritazione ed essere irritata con un rappresentante della Parola di Dio sulla Terra mi ha lasciata basita. Chi sceglie il sacerdozio si impone il sacrificio di rinunciare agli istinti naturali dell’uomo con la sessualità e avrebbe il dovere morale di essere coerente con questa scelta indubbiamente difficile. Eppure, in altre occasioni, Lei Santo Padre ebbe a dire: “Chi sono io per giudicare?”.
Io penso che si possa cercare il Signore anche essendo gay, anzi soprattutto chi nasce, cresce, vive inizialmente cercando faticosamente la propria identità abbia bisogno della presenza del Signore.
Avrei voluto un sentimento di indulgenza e di generosità. Mi perdoni l’ardire, Santo Padre, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra. Nelle sue parole non sento indulgenza e me ne rammarico. I seminaristi omosessuali che Lei vuole escludere attendono una carezza del Signore.
Mirella

AMORE E EROS

18 giugno 2024

Gentile Mirella,
la Sua saggezza mi lascia intimorita e il suo giudizio aumenta il cattivo rapporto che ho con me stessa. Sono certa però che mi lascerà un po’ di spazio accanto a Lei e mi ascolterà, con la pazienza e la comprensione che la contraddistinguono.
Il mio problema è gravissimo e riguarda la mia sessualità. Ho trentasette anni e sono felicemente sposata con un meraviglioso uomo che mi supporta e mi accetta così come sono. Un po’ di tempo fa però mi ha presa un bisogno fisico forsennato di rapporti sessuali che sfiorano la trasgressione. Mio marito è stato naturalmente stupito e preoccupato per questo mio improvviso cambiamento. Mi guarda con sospetto anche se, per fortuna, questa mia fame di sesso è rivolta solo a lui.
Sono una donna di sani principi ma ho paura. Dove può portarmi la tentazione di cedere a questo fuoco che invade il mio corpo?
Mi chiedo come mai io sia posseduta da questa bramosia. Non ne parlo con nessuno, solo con mio marito, compiaciuto ma insospettito.
Lei, Signora, ha un aspetto algido. Le sue risposte ai problemi che ci turbano sono sempre puntuali e mai cariche di giudizio, risponde sempre con grazia e comprensione. Mai nessuna critica.
La ringrazio di questa Sua ricchezza emotiva e aspetto con ansia la Sua risposta.,
Antonietta, Grosseto

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Ho il sospetto che lei ingigantisca il problema che farebbe la gioia di molti mariti insoddisfatti della loro vita sessuale. Mi sembra di sentire all’unisono un coro di uomini che dice “magari!”.
Mi perdoni, ho voluto sdrammatizzare il suo problema di cui lei, forse per pudore, non mi fa cenno. Questa sua sessualità esasperata è occasionale o duratura? Davvero turba il rapporto con suo marito? Come è iniziata? Ho informazioni troppo superficiali perché io possa dare delle risposte concrete. Io ricevo montagne di lettere di mogli che hanno il terrore quando si avvicina l’ora fatidica serale nella quale si scatena la voracità sessuale dei loro mariti.
Per il problema, se esiste, le consiglio una visita da una ginecologa di fiducia (s)pero abbia un medico che risponda a tali requisiti, il quale possa esplorare un motivo fisico che giustifichi quello che le sta accadendo. Poi dovrà fare un percorso terapeutico con una psicologa, meglio se donna, alla quale raccontare con dovizia di particolari, anche se imbarazzanti, come si svolge la sua vita e soprattutto con riferimenti alla natura dei rapporti sessuali. Si rassicuri, non è malata, a tutto c’è rimedio. Probabilmente lei riuscirà attraverso un medico e uno psicologo e buona volontà a risolvere il suo problema.
Non ho letto la parola “amore”. È in disuso. Io penso che anche nei rapporti sessuali estremi usati sulla ricerca del piacere debba alitare un soffio di amore, di emozione. Mi immalinconisce l’incontro fisico di due persone, vissuto come una ginnastica disarmonica e talvolta grottesca. Io penso all’amore come due mani allacciate che vivono il presente e il futuro sorridendo in letizia, affrontando un futuro con tutte le incognite, coraggiosamente, animate dalla speranza. Soprattutto dalla volontà, di un percorso sentimentale che tenga le mani sempre allacciate amorevolmente. Ma forse, penso e spero, questo avviene perché ormai ho i capelli bianchi.
Mirella

L'ESTATE DEGLI ABBANDONI

25 giugno 2024

Gentile signora Mirella,
le scrivo perché conosco, grazie al suo libro, l’amore che ha per gli animali tutti, in particolare, i cani.
La mia non è una domanda, e me ne scuso, non vorrei usare impropriamente il suo spazio, ma siccome nel tempo la situazione degli animali abbandonati non migliora, sono a chiederle un suo intervento sul tema perché l’appello possa essere divulgato.
Se accetterà la ringrazio.
Roberta, Oderzo

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Un cantante melodico dei tempi antichi cantava canzoni d’amore che tenevano avvinghiate le coppie facendole sognare. La parole “amore per sempre , una di queste canzoni sussurrava, tra una carezza e l’altra, “odio l’estate”, “e la chiamano estate, questa estate senza te”.
L’illusione d’amore si era frantumata, una solitudine nostalgica e dolente anche dopo l’estate ma per motivi diversi, nei quali gli amori estivi sono fragili e durano lo spazio di qualche giorno o di mesi, sempre poco.

Io sono nata, cresciuta e vissuta – e vivo – con i cani. L’estate non mi appartiene. È la stagione degli abbandoni. I cani con la loro fedeltà, con la loro costanza e presenza e il loro amore ci tengono compagnia, ci proteggono e soprattutto ci insegnano l’amore.
Schopenauer ha scritto: “Chi non ha mai avuto un cane non sa cosa voglia dire essere amato”. Quante volte abbiamo visto aprirsi lo sportello di una macchina e un cane terrorizzato da quello che lo aspetta, venire scaraventato fuori o alla bell’è meglio legato su un palo, prede innocente e innocua di guidatori che all’improvviso si trovano a essere complici involontari di tale atrocità.
Accompagna questo rituale estivo i guaiti disperati dei cani, loro avevano creduto all’amore di chi, fino a ieri, li aveva accuditi. Accade tutti i giorni, specie d’estate. Per questo io odio l’estate.
Guai a chi infierisce con crudeltà su queste creature innocenti e incapaci di difendersi. Ci viene spontaneo di dire “dente per dente”, non sono in grado di difendersi i cani e allora alimentano in noi questa voglia di ricambiare questa cattiveria.
Ardita, il mio cane, e tutti i cani che mi hanno accompagnata nel mio lungo percorso, mi lambiscono il viso come una carezza di amore.

Mirella

 

 


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