Ho la gioia intima di confidarle che molte di queste promesse sono state mantenute e animano i miei giorni di fanciulla romantica; si sono avverate soprattutto nell’aver mantenuto con la carta bianca di fogli vergini, la poesia e il desiderio di creare con le mie fantasie, con i miei rapporti, con il mio pubblico, un feeling di fiducia, di abbandono e forse anche con un po’ di ammirazione.
Il pubblico è una parola che non traduce appieno i sentimenti che mi legano a chi mi legge. Quando mi scrivete, chiunque voi siate, qualunque sia la vostra situazione, comunque sono le vicende avvenute durante il vostro percorso della vita. Voi non siete il mio pubblico ma una parte del mio cuore di tutta questa vita e del passato, lei lo sa ora. E ancora lei c’è, il professore che seguiva con interesse la sua alunna che con una specie di affanno, presa da un bisogno intelligente e umano scriveva, scriveva. E c’era anche lei, professore, che leggeva, leggeva, e capiva anche le pause, anche quello che non era scritto nel vissuto sofferto da una giovane che amava la letteratura, la poesia, una ragione di vita e di essere.
È anche merito suo se i fogli bianchi non più vergini hanno fatto il giro del mondo e sono entrati nel cuore della mia gente, perché è questo che voi siete. Siete la mia gente che vibra insieme alla mia anima. Grazie, caro e gentile professore, le faccio posto sul divano anche se è un po’ affollato, un po’ stretto.