VERTICAL GARDEN

 

I muri vegetali in città.
La mia teoria è che piante ed architettura devono essere integrate in un tutt’uno, solo così le città possono assumere un nuovo punto di vista.

 

 

Una vita consacrata a una tecnica che sfida le leggi della gravità.
E’ il 2008 e stiamo parlando dei Vertical Garden di Patrick Blanc, eclettico botanico paesaggista francese tra i più esperti riguardo all’arredo urbano  che è stato in grado di stravolgere l’ideale del giardino trasformandolo in una vera installazione artistica.
Non stiamo parlando di semplici composizioni vegetali con funzioni di abbellimento, ne il valore estetico ne deve sminuire le finalità.Come Blanc afferma, le piante non hanno bisogno di suolo, il quale riveste la semplice funzione di “supporto meccanico”, mentre in realtà sono l’acqua e i sali minerali disciolti in esso a nutrire le piante e a garantire il processo della fotosintesi.Inoltre, ricorda che in natura, nelle foreste pluviali ma anche nei boschi montani, le piante crescono più facilmente sulle rocce e tronchi d’albero che sul terreno. In Malaysia, per esempio fuori delle 8,000 specie note, approssimativamente 2,500 stanno crescendo senza alcun suolo.

 

La forma stessa di alcune piante conferma la loro predisposizione a crescere in verticale, una caratteristica evidentemente poco nota agli uomini che mantengono la tendenza a costringerle in un ambiente evidentemente meno consono.Da tutta questa serie di osservazioni e non meno dalla sua brillante genialità ha avuto origine l’idea innovativa dei Vertical Garden.

   

Diversi sono i muri vegetali realizzati da Patrick Blank in ogni parte del mondo, dal centro CaixaForum di Madrid nato dalla ristrutturazione di una centrale elettrica del 1899, al centro commerciale des quatre Temps nel quartiere La Défense di Parigi, da una parete all’Hotel Athenaeum di Londra ad altre istallazioni in Portogallo, nel Kuwait, in Australia e in Asia.
Di fatto, le pareti verdi di Blanc, sono oggi segno di un’epoca e simbolo di un’architettura sostenibile possibile sintomatica di tutta la condizione esistenziale ed urbana del nostro tempo alla scoperta del quel nuovo romanticismo metropolitano.



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