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LAMBORGHINI
Storia di un mito italiano

Milano Ore 08:00 - il team di G.A.Z Magazine parte alla volta del Museo Lamborghini nei pressi di Cento, in provincia di Ferrara.
Tra campagne e strade di provincia, arriviamo ad una piccola frazione denominata Dosso, che ancora oggi trasuda storia tra semplicità, genuinità e sapori di un tempo.
Dopo un piatto di fettuccine home-made, gustate in una trattoria tipica del paese che espone in bella mostra raffigurazioni dei modelli storici targati Lamborghini Automobili, ci rechiamo al Museo accompagnati dal suo Direttore nonché nipote di Ferruccio, il Sig. Fabio Lamborghini.
Pochi minuti ed arriviamo a destinazione. Ci troviamo davanti ad un'enorme struttura avveniristica, simile alle navicelle spaziali dei supereroi del passato o degli extraterrestri del futuro.
Tra vetrate luminose, portoni alti sei metri e finestre ad oblò, il Direttore ripercorre la storia delle produzioni Lamborghini, dalle macchine agricole economiche degli anni '60, agli impianti di riscaldamento e condizionamento, sino ai pluripremiati e potentissimi motori nautici per concludere con le prestigiose automobili, culto del genio automobilistico affermato internazionalmente.
Ed è sorseggiando un caffè griffato, " Il caffè Tonino Lamborghini" appunto, che inizia la nostra intervista con Fabio Lamborghini.

Il gruppo industriale Lamborghini inizia dalla fabbrica di trattori agricoli costituita nel 1949 da Ferruccio Lamborghini, certamente sinonimo di grande creatività ed inventiva. Lei crede che ai giorni nostri in Italia sia ancora possibile attuare una tale impresa?
(sospiro) Certamente oggi è più complicato riuscire ad attuare tali imprese, molto diverso il momento storico, però credo siano ancora realizzabili.

Secondo Lei quali caratteristiche dovrebbe avere un uomo per conseguire un riconoscimento pari a quello ottenuto da Lamborghini, non solo socio culturale ma anche di management, in Italia e all'estero?
Ferruccio Lamborghini era un imprenditore a tutto tondo ma è anche vero che come Lui non ce ne sono stati molti, anzi.
Aveva grandi conoscenze tecniche, sapeva muoversi nel business e coglieva in anticipo le esigenze del mercato. Era bravissimo a scegliere i propri collaboratori, persone di talento in grado di sviluppare i suoi input.
Sapeva delegare e dar fiducia, soprattutto ai giovani, quelli ancora sconosciuti al mercato ma con potenzialita' notevoli che Ferruccio aveva percepito. Alcuni di questi sono diventati "qualcuno" grazie a Lui.
E' stato una sorta di talent scout. L'Ingegnere Dallara, per citarne uno, non ancora trentenne entrò a far parte del team Lamborghini. Quando finì la collaborazione con Ferruccio si mise in proprio e realizzò progetti importanti, ora è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.

Al tempo di Lamborghini non esistevano tutti questi percorsi di studio in cui si studia, dal marketing aziendale alle strategie di management industriale. Si può quindi affermare che Ferruccio fosse un vero e proprio talento naturale?
Era un venditore nato ed un appassionato della meccanica, spesso da ragazzino invece di uscire a giocare con gli amici, si rinchiudeva nella sua piccola officina ricavata da uno spazio all'interno della stalla, per creare e costruire di tutto, voleva addirittura realizzare il moto perpetuo; non ci riusci' ovviamente, nessuno ancora l'ha inventato, ma in qualche modo Lui si avvicinò, costruì una bicicletta con due grandi molle, con solo tre pedalate percorreva circa 5 km.
Era creativo, geniale, ha sacrificato molto del suo tempo adolescenziale per mettere in atto idee ed invenzioni. Il suo maestro, incuriosito dall'infaticabile ragazzino, un pomeriggio andò a trovarlo in officina e dopo averlo visto cimentarsi con tanta passione e dedizione, chiese a Ferruccio di uscire un attimo, prese un carboncino e scrisse sul muro: "E se lavorerai di buona voglia il frutto arriverà dopo la foglia".
Una frase che troviamo ancora qui all'interno del Museo Lamborghini, e che Ferruccio perseguì fino alla fine dei suoi giorni. E' un'ottima massima. Senza passione ed impegno nella vita si può fare ben poco.

Nel testo "Diventerò Lamborghini ", evoluzione del precedente "Onora il padre e la madre", scritto di pugno da Tonino Lamborghini, figlio del fondatore, sono inserite date esatte e tutte le verità relative alla vita e alle imprese di Ferruccio Lamborghini. Una fra tutte, nel 1965, si cimentò nel settore elicotteristico realizzando un eccezionale prototipo a suo spese, ma il governo italiano non concesse i permessi per la realizzazione del progetto, è corretto?
Purtroppo è così. Il governo italiano acquistò l'azienda Agusta, in quel periodo in forte crisi, e per non crearsi concorrenti sul mercato, creò un monopolio, peccato perché l'elicottero di Ferruccio era perfettamente funzionante ed omologato. Realizzato in alluminio, un quattro posti a doppio comando, assolutamente maneggevole ed avanguardista per l'epoca.

Una famiglia molto unita. E' stato importante per Ferruccio l'affiatamento familiare per la riuscita delle sue imprese?
Si la famiglia è stata importante, non dico determinante, Ferruccio sarebbe arrivato comunque data la sua caparbietà, ma il fatto di avere tre fratelli capaci che lo supportavano e credevano ciecamente in lui, è stato di fondamentale supporto e sostegno.
Ferruccio era il più grande di quattro fratelli, è vero che il padre Antonio gli diede molta fiducia, ma è altrettanto vero che i tre fratelli, Giorgio, Edmondo e Silvio erano coinvolti nelle aziende del fratello, permettendogli cosi di girare il mondo per visitare nuove realtà, prendendo spunti ed idee.
Il primo investimento da cui partì il tutto fu anche merito dei genitori di Ferruccio che, con grande audacia, impegnarono la casa in favore del figlio maggiore, con quei soldi Ferruccio acquistò i motori inglesi Morris, residuati bellici, i primi propulsori dei trattori Lamborghini. Questo sta a sottolineare quanto l'amore e l'unione della famiglia ti dia quel quid di forza e convinzione in più che fa la differenza.

Secondo lei qual è la punta di diamante del vostro museo?
Certamente la mitica Miura, ma tutte meritano di essere citate perché ognuna racchiude una tecnologia innovativa e un design di alto livello.
Nel 1964 i primi modelli 350GT e successivamente 400 GT, cambiavano i canoni della motorizzazione. Vi ricordo che a Inizio anni 60 Lamborghini era stato proprietario di due Ferrari che a suo avviso avevano problemi con la frizione. Innestò quindi su una delle sue Ferrari, la frizione presa da un suo trattore, ottenendo prestazioni migliori.
Fu allora che si recò da Enzo Ferrari per metterlo a conoscenza della modifica, una consulenza amichevole e gratuita, ma questi non la prese bene e lo congedò affermando che era in grado solo di realizzare trattori agricoli ma non automobili granturismo.
Ferruccio si sentì ferito nell'orgoglio e questa fu la molla che lo convinse a realizzare la sua automobile di grande potenza e d'avanguardia estrema, nel 1963 nasce la 350 GTV.
A quel punto decise di cambiare il logo dei trattori FLC (Ferruccio Lamborghini Cento) che non poteva certo sostenere il confronto con il cavallino Ferrari e scelse l'immagine del toro, suo segno zodiacale e simbolo di massima potenza, un toro da combattimento, non uno qualunque, bensì il toro da Corrida. Ferruccio si recò spesso nell'entroterra di Siviglia dall' allevatore di tori Edoardo Miura; qui al Museo Lamborghini sono esposte le foto dei suoi viaggi in Spagna con l'amico Edoardo.
Ferruccio voleva shoccare il mondo delle supercar ancora di più, con un prodotto geniale, di prestazioni eccezionali e dalla linea mozzafiato, cosi nel '66 nasce la Miura.
E' esistita una Musa, una donna in particolare nella vita di Ferruccio Lamborghini che ha ispirato questo design creativo avveniristico dalle forme femminili per così dire colorate e vivaci?
Il design nasceva dal lavoro di squadra, Lui dava gli input ma lasciava libero spazio ai creativi. Lo spiccato senso estetico, la capacità di innovazione e l'accuratezza nell'affiancarsi a specialisti notevoli del settore, come Bertone con il quale nacque un meraviglioso sodalizio, facevano il resto. Per quanto riguarda i colori, Ferruccio amava il giallo e l' arancio, ancora oggi di riferimento per le automobili del Toro.
La prima moglie, Clelia che diede alla luce Tonino, morì purtroppo molto giovane, la seconda moglie Annita, donna capace e di carattere, divenne amministratrice della Lamborghini Trattori.
La sorella Maria non ha mai partecipato alla vita aziendale e forse, lo dico come battuta, per questo è l'unica ancora in vita. Il Mondo Lamborghini visto dall' esterno sembra, per i grandi successi, tutta "rose e viole", ma nel contesto ci sono stati anche molti problemi e grattacapi.

Quali tra queste problematiche ricorda forse la piu' negativa?
La problematica più grave fu quando nei primi anni '70 la Bolivia rinunciò a una commessa di 5.000 trattori ordinati a Ferruccio. Ultimati e già pronti per la spedizione, accadde una disgrazia: cadde l'elicottero del Presidente della Bolivia. Il successore, nominato dopo la sua morte, rinunciò al ritiro dell'intera ordinazione. Il mancato realizzo di una commessa di tale portata rischiava di portare in fallimento tutto il gruppo. Ferruccio pensò quindi di cedere, con enorme sofferenza, l'Azienda più appetibile della sua scuderia, ovvero l'amata Lamborghini Automobili, dando cosi ossigeno al gruppo di famiglia e poter pagare fornitori e dipendenti.
In una prima trance fu ceduta per un 49% allo svizzero Rossetti nel 1973, mentre una seconda trance (1974) andò allo svizzero Lheimer per il rimanente 51%. Numerosi furono i passaggi di mano dai francesi, i fratelli Minram, alla Chrysler che la cedette successivamente agli Indonesiani.
Dopo alcuni anni complicati, nel 1998 l'Azienda venne acquisita dall' Audi (gruppo Wolkswagen) e finalmente le auto Lamborghini tornarono ai fasti di un tempo.
Si può francamente dire che il lavoro creato da Ferruccio Lamborghini è oggi custodito in ottime mani. E questo per noi della famiglia Lamborghini è certamente una gioia.

Ma dopo questa importante cessione la creatività che scorre nel DNA della Famiglia Lamborghini, ha continuato a vivere?
Sì. Con il figlio Tonino, il design Lamborghini ha continuato a vivere grazie al marchio omonimo "Tonino Lamborghini" che negli anni '80 si è meravigliosamente messo in gioco nel settore degli accessori di Lusso e non solo: dall'abbigliamento all'arredamento ha riscosso successi internazionali, ed è noto che il marchio Lamborghini è molto più apprezzato all'estero che in Italia. Tramite il Museo Lamborghini vogliamo ricordare ai giovani, a studenti italiani ed esteri quella che è stata l'origine e la storia di Ferruccio Lamborghini.

Al Moma (museo dell'arte moderna di New York) fu esposta la Miura, l'energy drink Lamborghini si beve anche ad Hong Kong, ma perché l'eccellenza italiana arriva sempre prima nel mondo che in Italia, a suo giudizio? Sembra quasi che si faccia prima a diventar famosi nel mondo che a casa nostra?
Gli italiani sono esterofili, considerano migliore il prodotto estero, anche nel turismo l'italiano sceglie spesso la vacanza oltre confine, per molti sembra che il mondo sia più bello di quello che abbiamo qui, dobbiamo ritornare nazionalisti, prendere atto delle nostre eccellenze, comprare italiano significa dare lavoro agli Italiani.
All'estero ci sono più opportunità, retribuzioni migliori, i giovani hanno maggiori motivazioni per finalizzare i loro sogni e progetti; parliamo da anni di questa nuova fuga, la cosiddetta fuga dei cervelli, perché è palese ormai che se vuoi riuscire a realizzare dei progetti, in Italia ci sono troppi limiti. Iniziando dai potenti bisognerebbe cambiare tante cose.
A tal proposito mi viene in mente il campione di ciclismo Gino Bartali , con Lui ebbi il piacere di cenare, lo diceva allora e penso oggi lo affermerebbe ancora più arrabbiato: "l'è tutto da rifare!".

Cosa vorrebbe dire ai lettori di G.a.z Magazine relativamente al vostro Museo?
Venite a trovarci perché quella di Ferruccio è una storia bella, stimolante e significativa che dimostra quanto tre semplici parole - studio, impegno e sacrificio - possono donare ai giovani grandi e ambiziosi traguardi .
Il nostro è un museo per appassionati, ma non solo. Un' annessa sala congressi con 150 posti a sedere lo rende ideale per conferenze, presentazioni ed eventi.
La struttura architettonica esterna dal vezzo futuristico, la ricchezza storica e il patrimonio creativo al suo interno, rendono il museo Lamborghini appetibile a grandi e piccoli, uomini e donne.

...E potevamo forse, lasciare il Museo Lamborghini, senza aver impugnato e stretto il volante di una Miura? No, impossibile rinunciarci!

Intervista a cura di Astrid Ultrababe
Foto di Flavio Torre
Art Director Roberto Cestagalli